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Secondo questo famoso slogan dell’architetto tedesco Mies van der Rohe, il “meno è di più”, la semplicità e la sottrazione sono valori da perseguire (anche se ad alcuni piace ironicamente controbattere “Less is bored”, il meno annoia!) .

Per molti non è immediato avvicinarsi ad uno stile compositivo che fa della detrazione la sua caratteristica principale, come negli interni minimalisti.

L’idea alla base di questa tendenza è che, semplificando e mettendo ordine agli ambienti della nostra quotidianità, ricercando una purezza originaria, si possa respirare un’atmosfera più rilassata e migliorare il benessere interiore.

È naturalmente bandito il disordine, quasi una disciplina, qualsiasi oggetto fuori posto può andare ad intaccare l’armonia dell’insieme.

Esaltare l’assenza e il vuoto é difficile? Probabilmente sì, visto che il pericolo è che questo stile decisamente moderno  sembri almeno in apparenza  i facile realizzazione, quando in realtà il rischio è quello di rendere gli ambienti freddi ed asettici, per nulla accoglienti.

Più uno stile è essenziale tanto più bisogna prestare attenzione alla cura di ogni singolo dettaglio; la creatività non si misura quindi con un esubero di elementi ma con una scelta accurata del design, dei materiali e degli elementi di arredo capaci di conferire all’ambiente una nota di calore e di personalizzazione.

L’ottenimento di questo risultato si raggiunge attraverso un rigoroso studio della percezione della continuità spaziale complessiva, nella ricerca dei materiali per il trattamento delle superfici verticali ed orizzontali, nella valorizzazione della luce naturale e nello studio di innovative soluzioni illuminotecniche.

Questa uniformità, viene ricercata integrando o nascondendo elementi fissi d’arredo, nelle partizioni tra gli spazi, utilizzando per le aperture dispositivi a scomparsa e celando le complesse soluzioni tecniche e impiantistiche.

Minimalista non è dunque sinonimo di minimo.